In origine la villa fu costruita per la famiglia Berretta (oggi estinta), che avevano titoli di Duca di Simari e Marchese di Mesagne (fonti storiche fanno pensare ai Barretta dei Gonzaga).
Fu venduta successivamente, a Stefano Gravina, Principe D'Aci e di Campofiorito, Capitano Generale delle Armi alla fine del Regno di Carlo III° re di Spagna e padre di Ferdinando IV° di Borbone. Questi affidò restauro e ricostruzione ad uno dei più celebri architetti del tempo: Ferdinando Fuga, autore di altri pregevoli costruzioni (la facciate di Santa Maria Maggiore, La Palazzina attuale dimora del presidente della Repubblica a Roma, e L'albergo dei poveri a Napoli).
Ferdinando IV° e Carolina D'Austria | I predetti lavori furono ultimati nel 1768, anno in cui, nella villa furono celebrati i festeggiamenti per le nozze di Ferdinando IV° con Maria Carolina D'Austria, sorella di Maria Antonietta di Francia, moglie di Luigi XVI° re di Francia. Alle nozze parteciparono tutta la Corte di Napoli e il Gran Duca e la Gran Duchessa di Toscana Leopoldo e Maria Luisa di Borbone, divenuti poi Imperatore ed Imperatrice d'Austria. |
Il Principe D'Aci successivamente ne fece dono grazioso al re Ferdinando che la chiamò "Reale Favorita" in onore della Regina, sua sposa a cui la Villa ricordava la residenza austriaca di Schonbrunn.
J.P. Hackert | Il Re ivi trasferì l'Accademia degli Ufficiali di Marina fondata dall'ammiraglio Acton e, per onorare gli ufficiali dell'Accademia, chiamò a corte il pittore Jackob Philipp Hackert che affrescò l'entrata della villa con dodici tele rappresentanti tutti i porti italiani che erano in quel tempo sotto il dominio borbonico. L'Accademia occupò la Villa fino al 1799. In seguito, Re Ferdinando dovette rifugiarsi in Sicilia in quanto Napoli fu invasa dalle truppe Napoleoniche guidate dal Generale Championnet e per un breve periodo si ebbe la Repubblica partenopea. |
Porto di Trani |
Porto di Brindisi |
Porto di Gallipoli |
Porto di S. Stefano |
Porto di Taranto |
Porto di Gaeta |
Porto di Castellammare |
Porto di Bisceglie |
Porto di Reggio Calabria |
Porto di Messina |
Porto di Barletta |
Porto di Manfredonia |
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Ferdinando IV° | Richiamato in patria il generale e grazie anche alla ribellione in Calabria di contadini organizzata dal Cardinale Ruffo, i Borboni ritornarono a Napoli. Re Ferdinando IV, attraccò nel suo ritorno a Napoli il 27 Giugno del 1802 proprio alla rada della Villa favorita. La Villa quindi divenne Regia dimora, fu ampliata nei giardini e nei boschetti verso il mare e furono acquistati la casina ed il podere dal Barone Zezza che la collegava direttamente sul mare. |
Stimati artisti del tempo la abbellirono e la adornarono con specchi boemi, stoffe di S. Leucio, piante statue e busti di marmo, un ombroso laghetto e cacce nei boschetti. La villa si presentava con due ingressi alle due ali dell'edificio, che uscivano in due cortili circolari, pei quali si entrava nel giardino. Il primo piano era addobbato per balli e feste. Al centro poi v'era la grande sala centrale. Era ornata di busti e da sedici medaglioni, che ritraevano le dame di compagnia della sovrana M.Carolina. Inoltre specchi e stucchi che rappresentavano le danzatrici (stucchi) del Maldarelli. V'era, secondo un testimone dell'epoca, anche un lampadario di cristallo di rocca, sospeso da ghirlande di fiori. Da questa stanza si accedeva ad un'altra "salotto delle chinoiseries" o sala cinese chiamata così per le decorazioni murali di personaggi ad altezza naturale che ricordavano la Cina. La stanza centrale era ellittica e aveva il pavimento in marmo "recuperato" dalla Villa di Tiberio a Capri. Da questa sala si degradava verso il cortile prospiciente il bosco, grazie ad una spaziosa e maestosa gradinata semi-circolare.
Carolina d'Austria | Nel 1806, Re Ferdinando fu di nuovo costretto a rifugiarsi in Sicilia, sotto il protettorato inglese, causa l'avvento delle truppe Napoleoniche a cui il Re si era opposto con una alleanza a Lui contraria. Maria Carolina in occasione di questa seconda fuga, portò a Palermo tante suppellettili della villa. |
Intanto il regno di Napoli veniva assegnato a Giuseppe Bonaparte fratello di Napoleone, che in seguito divenne reggente di Spagna, per cui gli successe Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone. Gioacchino Murat e consorte usarono la villa per le loro feste e per le cerimonie importanti. Il diario di Gioacchino annovera la Sua presenza nella villa, in occasione della vigilia del suo onomastico (19 Agosto 1814) e la permanenza della Sua Consorte Carolina (il 10 di Giugno dello stesso anno) di ritorno dall'Isola d'Elba dove aveva fatto visita al fratello Napoleone prigioniero nell'isola.
Gioacchino Murat | Paolina Bonaparte | Stemma araldico di Murat |
Con il congresso di Vienna e la caduta di Napoleone i territori dell'ex regno di Napoli rimasero ancora sotto Gioacchino Murat, ma gli vennero tolti dopo il periodo dei cento giorni di Napoleone, quando Gioacchino si alleò in maniera palese con suo cognato Napoleone.
Leopoldo di Borbone | La Villa ritornò di nuovo sotto i Borboni (20 Maggio 1815). Ferdinando IV° divenuto dopo il suo ritorno Ferdinando I°, lasciò Villa Favorita a Leopoldo II° Principe di Salerno, secondogenito di Ferdinando. Costui fece costruire dal cav. Bianchi il secondo palazzo per la dimora del seguito accanto alla parte nord della Villa. Da alcune stampe d'epoca sono rilevanti i numerosi giuochi nei giardini e i tanti accorgimenti decorativi dei parchi. Inoltre ogni 3 di Novembre il Principe organizzava una memorabile giornata di caccia (si lavorava per questa evenienza un anno intero) a cui tutta la Corte partecipava. Venivano uccisi | migliaia di animali di ogni genere, animali tenuti, volutamente in gabbie e pronti per tale evento. Cronache giornalistiche del tempo davano ampio risalto a tale ricorrenza.
Nel 1823 la villa fu aperta al pubblico e tutto il circondario ne trasse beneficio. Si narra che il 4 di Ottobre 1849, la villa fu visitata dal Papa Pio IX, che, per motivi politici, si era trasferito nel palazzo reale di Portici. Il papa ospitato dal Principe di Salerno Leopoldo, si intratteneva nella Villa passeggiando pei i viali del suo parco fino all'Ave Maria. | Pio IX |
Ferdinando II° | Nel 1851, morto Leopoldo, la villa ebbe un primo periodo di abbandono e fino a quando venne rioccupata da Ferdinando II° nel 1854, che la restaurò per soggiornarvi, riportandola al suo "uso antico". Affidò i lavori di restauro all'architetto Enrico Alvino per una spesa complessiva di 80 mila Ducati. In quel periodo fu dipinta la scena di pesca nell'affresco della volta della stanza in cima alla gradinata. Sembra inoltre che nel 1863 (dati rilevabili da registri della giunta comunale) la villa ospitò anche S.A.R. Duchessa di Genova e il Principe Ottone. |
Durante il regno italico (1861) cominciò un periodo di decadimento. I nuovi regnanti (I Savoia) avevano ereditato un grosso patrimonio di ville e la manutenzione richiedeva oneri e sacrifici pecuniari rilevanti quindi il Demanio dello stato cominciò a vendere parte della villa quale la casina dei mosaici a mare con le attigue porzioni di giardino. I quadri di Hackert furono portati alla Reggia di Caserta, il pavimento romano a Capodimonte i medaglioni delle dame di Carolina (secondo una intervista fatta durante l'esilio a Umberto di Savoia) in una stanza del Quirinale a Roma. | Casa Savoia |
Ismail Pascià | Tutto questo fino a quando nel 1879, Villa Favorita divenne la dimora di un nobile egiziano in esilio: il Kedivè d'Egitto ISMAIL Pascià, vicerè egiziano famoso per l'apertura del canale di Suez. L'invito ad occupare la villa fu fatto direttamente dal primo ministro del governo regio del periodo Benedetto Cairoli, a cui interessava mantenere, soprattutto, buoni rapporti per i conseguenti benefici che tale venuta poteva apportare avendo le chiavi per tutti gli scambi politici e commerciali con l'Egitto. |
ISMAIL Pascià portò con sé tutto il suo seguito: tre principesse, le rispettive dame di compagnia e delle schiave. La villa fu oggetto di lavori voluti dal sovrano (i lavori furono diretti dall'Ing. Ernesto Ferraro) che tentò di darle uno stile orientale intervenendo in più parti con stucchi e pitture, creò uccellerie, stalle per cavalli e soprattutto provvide a riacquistare la casina che collegava la Villa al mare. In un certo senso, la villa riacquistò il suo vecchio splendore.
Nel 1885 ISMAIL Pascià ritornò (perdonato) in patria, di lui ancora oggi rimane una lapide nella parte esterna del fabbricato della villa sulla quale si fa menzione del suo dorato soggiorno.
Stemma famiglia Santobuono | Andato via il sultano egizio la villa piombò di nuovo in diversi anni di abbandono. Il Demanio dello Stato rivendette ai vecchi proprietari la casina sul mare e nel 1889 fu acquistata dal Principe Santobuono, svanita la vendita all'asta che doveva portare ospiti gli Educandati del Regno Regio (cosa non gradita dalla cittadinanza napoletana). |
I Santobuono restaurarono la villa, riaprirono al culto la cappella (soppressa dal Principe egiziano) e installarono un teatro (il Principe era appassionato di arte drammatica) ove recitarono oltre al principe anche valenti attori dell'epoca.
Invecchiando il principe furono venduti alcuni terreni prospicienti e sembrerebbe che la villa passasse a facoltosi commercianti, (forse Famiglia Anatra nel 1936) che la impreziosirono ancora una volta con tante stoffe, vetri colorati ecc.. Poi alcuni lavori alla linea ferroviaria limitarono l'accesso della villa al mare. | Stemma famiglia Anatra |
La Favorita, successivamente, passò sotto l'insediamento del Ministero della difesa che nel 1953 con un decreto firmò il passaggio della Villa sotto L'O.N.A.O.M.C.E.
E da qui ebbe inizio la nostra storia...
P.s.: La cronostoria è stata creata grazie a documenti vari del tempo e ,soprattutto, ai reperti originali raccolti nel libro "Noi Oratoriani di Resina" di Antonio Irlanda.
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